La sindaca incapace Raggi verso il rinvio a giudizio per falso

Roma resta una spina nel fianco per il Movimento, che punta al 40% alle politiche. Di Maio pro-Raggi maggiormente esposto in negativo.

Il consenso per il M5s a Roma si e’ ristretto notevolmente rispetto alle elezioni quasi plebiscitarie (70% di voti)  che portarono sulla poltrona del Campidoglio la sindaca Virginia Raggi  un anno fa. Roma non solo non e’ migliorata, ma a detta delle risposte dei romani nei sondaggi, e’ in via di continuo peggioramento e degrado, sul fronte pulizia, sicurezza, strade, servizi. La giunta Raggi ha visto un turn-over di assessori che non ha uguali nella pur travagliata storia della Capitale. E lei, la sindaca, non ha polso, non ha carisma, non ha competenza, zero leadership per una metropoli cosi’ complicata da governare. Molti cittadini lo dicono apertamente: “Non vi e’ alcuna differenza tra la Raggi e  le precedenti amministrazioni capitoline, anzi. E ora, la grana giudiziara e una possibile condanna penale.

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«Ai nostri sindaci dico: “Resistete qualche mese e poi avrete un governo che invece di tagliarvi i fondi vi aiuterà”». Da Torino, intervistato alla festa del Movimento, Luigi Di Maio rende plastica la linea sui guai del sindaci grillini.

Solidarietà a Filippo Nogarin di Livorno dopo il violento nubifragio e le vittime, di Roma invece non si parla. Non una parola dopo la pubblicazione delle chat tra la sindaca Virginia Raggi e il suo ex braccio destro Raffaele Marra. Di Maio sorvola anche sul fatto che in quelle conversazioni Marra sostiene di aver avuto nel luglio 2016 un incontro «molto positivo» con il vicepresidente della Camera. Una versione opposta di quella offerta da Di Maio, che sostenne di averlo invitato in quell’occasione a lasciare il gabinetto della sindaca.

L’obiettivo del gruppo dirigente M5S è far dimenticare Roma. Per non sporcare la kermesse di fine settembre a Rimini che dovrebbe incoronare Di Maio come candidato premier e la campagna in Sicilia ritenuta cruciale dai vertici pentastellati. Per questo ci si sta attrezzando per affrontare un possibile rinvio a giudizio di Raggi per il caso della nomina in Campidoglio del fratello di Marra, Renato. La linea del M5S è quella di sostenere Raggi almeno fino alle politiche. Del resto, il codice etico è stato rimaneggiato all’inizio dell’anno e non prevede sanzioni fino alla condanna di primo grado. Dunque, anche se Raggi fosse rinviata a giudizio, resterebbe al suo posto. «Seguirò le regole del codice etico, non mi dimetterò», ha ribadito più volte la sindaca di Roma.

Ma è chiaro che, di fronte a questa eventualità, il danno di immagine sarà difficile da limitare. E la base romana, che ormai pare assuefatta alle notizie che raccontano come la sindaca nei primi mesi si sia affidata al suo «esercito interno» (così lo definisce lei stessa in una chat con Davide Casaleggio), potrebbe entrare in rivolta.

La richiesta di rinvio a giudizio potrebbe arrivare già questa settimana. La Procura di Roma accusa la Raggi di falso: secondo l’accusa mentì all’Anticorruzione del Comune sulla nomina di Renato Marra. Da graduato dei vigili urbani fu promosso (nomina revocata successivamente) a capo del dipartimento Turismo del Campidoglio, con un incremento di stipendio pari a 20 mila euro. La sindaca affermò all’Anticorruzione che il ruolo di Raffaele era stato «di mera pedissequa esecuzione».

Le indagini svolte dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Francesco Dall’Olio raccontano un’altra verità. Nei messaggi del 14 novembre scorso Raffaele – a proposito dell’aumento dello stipendio del fratello – scrive alla sindaca: «Se lo avessi fatto vicecomandante i soldi erano gli stessi». La Raggi replica: «Infatti abbiamo detto vice no. Doveva restare dov’era con Adriano (Meloni, assessore al Turismo)». E lui controbatte: «Infatti con Adriano il posto era quello di cui abbiamo sempre parlato».

Ielo e Dall’Olio potrebbero invece chiedere l’archiviazione della sindaca per abuso d’ufficio riguardo alla nomina (con aumento di stipendio da 39 mila a 93 mila) del suo ex capo della segreteria politica, Salvatore Romeo. I pm – dopo aver appurato che dietro le famose 3 polizze assicurative intestate alla sindaca non c’era alcun illecito – sembrerebbero orientati a far cadere l’accusa.

Roma resta una spina nel fianco per il Movimento che, come ha ribadito ieri Di Maio, punta al 40% alle politiche. La linea, ribadita da Di Battista, è che per giudicare Raggi «bisogna aspettare 5 anni». L’obiettivo è mettere al riparo Di Maio, di nuovo sotto il fuoco del Pd. «Le chat di Marra stroncano le velleità di leadership di Di Maio», attacca la deputata Lorenza Bonaccorsi. «Lui e Raggi hanno mentito pubblicamente sui loro rapporti con l’ex capo del personale del Campidoglio».

Fonte: La Stampa

 

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