Recessione globale, per Moody’s il rischio è altissimo

Per scongiurare un tale scenario è necessario che molteplici fattori si "attengano tutti allo script". Parla capo economista Mark Zandi.

Per evitare una recessione è necessario che molteplici fattori si “attengano allo script” in contemporanea. Lo dice Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics, secondo cui il pericolo che un tale scenario negativo si verifichi è “incredibilmente alto”.

Questo significa ad esempio che il presidente degli Stati Uniti non decida di provocare un’escalation della guerra commerciale con la Cina. Significa che il Regno Unito trovi una risoluzione favorevole alla Brexit (il parlamento si esprime sabato sull’accordo stretto ieri tra Londra e Bruxelles).

E significa anche che le banche centrali continuino a drogare mercati e sistema finanziario senza interrompere i loro piani di stimolo monetario decennali.

Recessione inevitabile senza un aiuto da parte di Trump

Donald Trump deve fare molto di più se s vuole prevenire una recessione globale”, ha dichiarato Zandi ai microfoni dell’emittente Usa CNBC.

Per prevenire i rischi citati, secondo l’economista i governi dovranno spendere di più e il mondo del commercio non può permettersi che la guerra a colpi di dazi peggiori.

Nel suo rapporto World Economic Outlook pubblicato martedì, il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato ancora una volta le sue previsioni di crescita globale, non contribuendo a sgomberare le nubi dall’orizzonte dell’economia mondiale.

Secondo l’istituto di Washington le tensioni commerciali potrebbero rallentare la crescita economica globale. Essa subirebbe un rallentamento tale da registrare l’espansione più fiacca dai temp della crisi finanziaria di dieci anni fa.

Il creditore internazionale prevede ora una crescita del Pil mondiale del 3% per il 2019. È il livello più basso dal 2009.

Tra i rischi chiave per le prospettive di crescita, il rapporto indica una serie di controversie tariffarie delicate, tra cui l’annosa e agguerrita controversia tra l’amministrazione Trump e la Cina.

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