Controllo sociale, Cina: “rating affidabilità”, bene chi paga le tasse

I progetti sui "crediti sociali" che fanno guadagnare punti a chi dona il sangue, fa volontariato o denuncia la vendita di beni contraffatti.

L’obiettivo conclamato è quello, entro il 2020, di portare a compimento lo sviluppo di una cultura della “sincerità” e di una “società socialista armoniosa”, in cui “mantenere la fiducia è glorioso”. “La creazione e il completamento di un sistema di credito sociale rappresenta un passo importante nella rettifica e standardizzazione di un’economia di mercato (di certo non nazionale, perchè paradossalmente i progetti e in generale il punteggio dei crediti non hanno una standardizzazione nazionale).

Si comincia setacciando il flusso di dati generato online dagli oltre 700 milioni di utenti cinesi – che ormai acquistano e comunicano perlopiù in rete e via mobile – per poi incrociare i risultati con quanto rintracciabile negli archivi giudiziari e di poliziaregistri bancari e documenti fiscali. I “bravi” verranno premiati (con sconti sulle bollette del riscaldamento fino a finanziamenti agevolati) mentre i “cattivi” incorreranno in implacabili sanzioni, dal mancato accesso ad alcuni impieghi statali fino all’interdizione all’acquisto dei biglietti di treni e aerei.

Il problema è reale: la fiducia dei cittadini nei confronti del proprio prossimo è precipitata ai minimi storici, con il 69% dei rispondenti disposto a fare affidamento sulle istituzioni governative e solo il 52% propenso a riporre credito nelle organizzazioni commerciali.
Questo fa capire quanto l’ingerenza nel privato condotta dal governo con funzione paternalistica di garante dell’armonia sociale, in realtà sia tutt’altro che “sociale” e armonioso.
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