Grecia, default? Ma i ricchi se la spassano

C’è il «Balux Seaside» di Glyfada, Atene sul mare, la spiaggia pulita, i massaggi alla schiena, la piscina a filo dell’orizzonte. Una bottiglia di Veuve Clicquot costa 250 …

C’è il «Balux Seaside» di Glyfada, Atene sul mare, la spiaggia pulita, i massaggi alla schiena, la piscina a filo dell’orizzonte. Una bottiglia di Veuve Clicquot costa 250 euro. L’hanno appena ordinata un ragazzo e una ragazza bellissimi, entrambi dediti alla palestra. Aspettano baciandosi su un divanetto bianco, sotto un canneto. «Tsipras metterà nuove tasse? Faccia come vuole», sorridono. «Noi stiamo bene. Nessun problema. Anche se dovessimo uscire dall’Europa».

I due vizi del Paese

Alle tre di pomeriggio di un mercoledì sospeso, la piscina è affollata, ma silenziosa. Il sole brucia la pelle. Non ci sono turisti, almeno non oggi. Non qui. Questa è semplicemente un’altra Atene. Come sulla collina di Kifisia, come nel centro storico di Kolonaki, a Glyfada vivono gli ateniesi ricchi. Chi li conosce bene è il direttore di questo stabilimento balneare di lusso, si chiama Diomidis Theocaropulos, anche lui palestrato, ma laureato in Economia, ha le risposte che possono spiegare certi sorrisi.

«Per loro – dice – per i nostri clienti, non è cambiato niente. E niente cambierà. I ricchi greci hanno due vizi, come gli italiani, credo. Portano i soldi all’estero. E non pagano le tasse, non le hanno mai pagate, continueranno a non pagarle. Purtroppo la scelta di Tsipras non farà altro che peggiorare la situazione. Altro nero. Altre fughe di capitali. Gli unici a pagare saranno i turisti e i soliti noti».

Il signor Theocaropulos dice la cosa più importante di tutte. Ed è questa: «Qui abbiamo sempre gli stessi guadagni, la stessa affluenza. Attori, attrici, costruttori, avvocati. Quello che sento cambiare, invece, è l’umore di questa gente. Sono tentati dalla Dracma. Odiano la Troika». I camerieri arrivano solerti a domandarti se gradisci un caffè. Puoi avere un asciugamano lindo per ogni singolo bagno. La vita può apparire persino noiosa. «Il problema dei greci è la mentalità», dice Theocaropulos.

«Faccio un esempio concreto. In questa struttura dirigo 110 persone, 85 arrivano dall’Albania. Il motivo è semplice: gli albanesi hanno bisogno di lavorare, accettano salari bassi, lavorano duro e non si lamentano. I greci invece…». I greci? «Il loro sogno è il posto fisso. Lavorare un’ora al giorno. Stanno a casa della mamma fino a quarant’anni a mangiare moussakà. Tsipras sbaglia a proteggere questo genere di persone. Gli statali. I garantiti. Servirebbe un cambio radicale di mentalità». Ricorda niente? Alexis Tsipras forse ha conseguito un accordo con i creditori per tenere la Grecia in Europa, ma in Grecia sta perdendo consensi da tutte le parti. La politica è compromesso, l’amore no.

Lo criticano i ricchi a Glyfada, lo criticano i compagni di partito. Vedi il deputato di Syriza, Yanis Mijeloyanakis: «Le nuove proposte per l’accordo sono la pietra tombale sulla Grecia. Non faranno altro che estendere la miseria che dovevamo combattere. Come si può firmare un accordo che aumenta i suicidi e impoverisce il popolo?». Lo critica il vicepresidente del parlamento Alexis Dimitropulos: «Le misure proposte nell’accordo non sono ammissibili. Sono estreme e antisociali».

Lo critica il partito dei nazionalisti indipendenti, per voce del leader Anel Panos Kemmanos: «La cosa che mi piace meno è l’abolizione delle riduzioni dell’Iva per le isole greche». Ieri sera anche il partito comunista ha manifestato in piazza Omonia contro l’accordo e contro l’Europa. Ecco perché il portavoce di Tsipras, Gavriil Sakellaridis, dice tutte queste cose insieme: «Siamo molto vicini a un’intesa. Ma se il governo non avrà la maggioranza parlamentare, non potrà rimanere. Non escludiamo un referendum o nuove elezioni».

Il nodo privatizzazioni

Quanto è difficile cambiare le cose in Grecia. Le parole sono sempre spropositate rispetto ai fatti. La storia del vecchio aeroporto di Hellenikon è il simbolo di questo immobilismo. Chiuso nel 2001, quando è stato costruito il nuovo scalo internazionale per le Olimpiadi, doveva diventare tante cose. È sul mare, vicino alle ville di Glyfada, alle piscine e agli yacht.

E’ una zona molto appetita dai costruttori. Stava per diventare un casinò con grandi alberghi annessi, così come voleva un fondo di Dubai. Faceva gola ai cinesi che immaginavano un grande resort sul Mediterraneo. Il partito di Tsipras si è opposto alla privatizzazione, con l’idea di farne un enorme parco pubblico.

Ma adesso il vecchio aeroporto è tornato sul tavolo della trattative alla voce «vendite». Può portare soldi. Ha qualcosa di simbolico questa pista cotta dal sole, la vecchia torre di controllo ottagonale, la scritta «Olimpic» – compagnia di bandiera – senza una lettera. Cani randagi. Sedili azzurri sventrati. Vecchie carte di imbarco mai compilate. Ripartirà la Grecia?

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Ansa

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