ArcelorMittal, profitti in rosso. Salta acquisto stabilimento Ilva di Taranto

Perdita di $539 milioni nell'ultimo trimestre per il titano dell'acciaio, che abbandonerà l'ex Ilva se non vengono licenziati 5000 operai.

L’Italia non permetterà ad ArcelorMittal di ritirarsi dalla sua acquisizione di un impianto della travagliata Ilva. Lo ha dichiarato il primo ministro Giuseppe Conte martedì, dopo che la minaccia di enormi perdite di posti di lavoro ha fatto impennare la pressione sul governo giallo rosso.

Il conglomerato dell’acciaio, che ha chiuso il terzo trimestre con una perdita netta rispetto a un anno prima, non si fa intimorire dalle minacce e va dritto per la sua strada. ArcelorMittal non si trova peraltro nella posizione ideale per fare favori. Se non vengono licenziati 5000 operai, abbandonerà il sito ex Ilva.

Per i tre mesi conclusisi il 30 settembre, la perdita del gruppo del Lussemburgo è stata pari a 539 milioni di dollari. Il risultato si confronta con gli 899 milioni di profitti dell’esercizio dell’anno precedente. ArcelorMittal punta il dito sulle condizioni di mercato difficili. In particolare sui prezzi dell’acciaio bassi a fronte di costi elevati per i materiali di base.

Gli utili pre tasse (Ebitda) del gruppo si sono attestati a 1 miliardo e 60 milioni di dollari. Nel terzo trimestre del 2018 il risultato era stato di gran lunga superiore (2 miliardi e 730 milioni). Gli analisti citati da MarketWatch puntavano in media su un margine Ebitda di 930 milioni, quindi le cifre hanno in ogni caso battuto le attese.

ArcelorMittal vuole far saltare l’acquisto di Ilva

Il più grande produttore di acciaio del mondo ha annunciato lunedì scorso l’intenzione di annullare un accordo per l’acquisto del sito dell’Ilva nella città meridionale di Taranto. Roma paga il non aver mantenuto la promessa di concedere l’immunità dai procedimenti giudiziari per i danni ambientali recati alla popolazione dell’area.

Il rischio Ilva a Taranto: tutti gli occhi puntati su Barbara Lezzi

Una fonte a conoscenza della questione ha riferito a Reuters che l’azienda non ritornerebbe sui suoi passi nemmeno se la coalizione al potere reintroducesse lo scudo giudiziario fortemente contestato. La verità è che ArcelorMittal vuole che il governo italiano riconosca 5000 “esuberi” tra i lavoratori. Una cifra di possibili disoccupati che Palazzo Chigi giudica inaccettabile, per le conseguenze sociali che avrebbe su migliaia di famiglie (pensando anche alle aziende dell’indotto).

A giugno sono usciti risultati drammatici sull’impatto ambientale dello stabilimento dell’Ilva nel sud della Puglia. Stando alle analisi dell’Istituto Superiore della Sanità a Taranto si è registrato un aumento di casi di leucemia infantile. Dalle indagini ambientali ed epidemiologiche relative alla città, dal 2014 al 2017 è emerso un aumento dei ricoveri ospedalieri per i casi di leucemia nei soggetti dai zero ai 19 anni.

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6 commenti

  1.   

    Uno straccio di governo
    (di Stelio W. Venceslai)
     
     
     
    A me sembra evidente che il treno sia arrivato alla fine della corsa. Financo il quieto e inutile Zingaretti mi sembra giunto allo stesso punto cui arrivò Zaccagnini, con la DC. Così, non si può andare più avanti.
    La crisi di Taranto inchioda tutto il governo giallo-rosso alle sue responsabilità, anche se non sono solo sue. Ha un bel dire il Presidente Conte che si farà tutto il possibile per salvare l’impianto e l’occupazione. Che cosa pensa di fare, bu buuu? Qualche altra indecifrabile leggina da proporre a un Parlamento bolso e travolto da eventi molto più grandi?
    La verità è che la crisi è imminente e che il Governo non governa. È inutile. È sotto ricatto da parte di tutti: di Conte, che se getta la spugna rischia di tornare a casa nell’anonimato, di 5Stelle, che sanno bene che questa è l’ultima occasione per restare al potere, di Renzi e del suo piccolo gruppo di fedelissimi, del timore delle elezioni, della marea montante dello scontento del Paese, dell’arroganza delle imprese straniere e così via. Con i 5Stelle non si può governare: ridicolo e iattanza, incompetenza e un continuo parlare a vuoto. Vanno respinti nel nulla da cui sono venuti.
    Ancelor-Mittal se ne va, l’hanno detto ieri chiaramente e hanno chiesto la rescissione del contratto. Vorrebbero, in caso estremo, almeno 5.000 licenziamenti sul corpo esausto di Taranto. Questa è una Caporetto per l’industria italiana e per il Governo in carica.
    Della sorte del Governo non gliene frega niente a nessuno, di quella di Taranto e della sua gente, invece, sì, è una questione d’importanza nazionale.
    Un Paese industriale senza un’impresa siderurgica di tutto rispetto non è un Paese industriale. Anche se il mercato dell’acciaio ha delle oscillazioni cicliche ben note agli specialisti, si tratta di un bene indispensabile non solo per l’indotto ma per tutta l’industria metallurgica e meccanica italiana e per le nostre esportazioni. Tolta di mezzo Taranto, crolla il sistema Paese. Non parliamo, poi, dell’impatto sociale che ne deriverebbe. Per molto meno si fa un’insurrezione e non sarebbero certo i 5Stelle a fermarla.
    Taranto è l’emblema di una crisi di sistema che investe tutto il Paese immerso in uno scontento generale. I partiti sono impotenti e privi di una qualunque idea di cosa fare, di un progetto qualsiasi a medio termine. Non si può viaggiare con un autista ubriaco d’incompetenza. Il panorama industriale del Paese è tragico. Abbiamo perduto tutte le iniziative industriali degli anni ‘60 e ‘70. La svendita delle partecipazioni statali ha estromesso il Paese dalla chimica, dal vetro, dalla distribuzione, dalla meccanica, dall’industria alimentare, dall’automobile, dai complessi alberghieri, dall’informatica, da tutti i settori più importanti e vitali per un’economia di crescita.
    C’è stata una responsabilità colpevole della classe politica, inchiodata agli slogan del momento, non avendo una qualunque visione del futuro. Prendiamo il caso dell’automobile. La Fiat se n’è andata, con buona pace di tutti. È diventata la FCA, una grande multinazionale che paga le sue tasse in Olanda ed è amministrata altrove. Ora, si profila una grande fusione tra la FCA e la Peugeot. Qualcuno se ne preoccupa? No, Conte dice che è un affare privato e il nostro Governo non ci deve entrare. La pensa diversamente Macron, che invece vuole essere nel board della nuova multinazionale.
    Quale sarà l’impatto di questa fusione sul nostro mercato della produzione? Secondo voi, chi ha ragione, Conte o Macron?
    L’automobile è un settore trainante dello sviluppo. Noi tassiamo le auto aziendali e i diesel, invece, e ci balocchiamo con le emissioni, ma dell’auto elettrica non s’interessa nessuno, eppure tutti i commentatori economici ci dicono che siamo alle soglie di una grande rivoluzione industriale in questo settore. Noi, abbiamo già perduto la partita prima ancora di giocare le carte.
    Che fa il nostro inappuntabile e inutile Di Maio, Ministro degli Esteri, speriamo, pro tempore? Pretende che il commercio estero passi sotto il Ministero degli Affari Esteri, perché così ha più potere, e va in Cina a regalare una maglietta da calciatore al Presidente della Repubblica Popolare! Una maglietta, forse, made in China.
    Se, voglia Iddio, perderà il suo posto, uno lo troverà nell’azienda della Casaleggio & Associati che, tra l’altro, sta brigando con l’informatica cinese.
    In fondo, tutti aspettiamo una svolta. Questa è una situazione quasi pre-rivoluzionaria, perché quando una nave affonda, nell’imperizia del comandante, tutti cercano una scialuppa di salvataggio e i primi a scappare sono proprio i topi. Per questo Zingaretti dice: così non si può più continuare. È lo stesso Zingaretti che con lo stato maggiore del PD salì sulla barca che portava emigranti, a “portare la loro solidarietà”. Perché non va a Taranto, con i suoi?
    L’ineffabile Renzi, fautore e sostenitore di questo straccio di governo giallo-rosso, prima era d’accordo con “lo scudo penale” e poi ha votato contro, per far approvare l’emendamento Lezzi di 5Stelle che lo cancellava. Come dice Calenda, un comportamento che: rasenta la fantascienza.
    Forse, in caso di crisi di governo, spera d’esser chiamato da Mattarella a fare l’ennesimo governo di legislatura, mediando fra i 5Stelle e il PD. In questo Paese tutto è possibile, non mi meraviglierebbe neppure, con i suoi noti appetiti presidenziali. Il fatto è che l’unica cosa buona di Renzi è la Boschi, non ne trovo altre.
    Ma se per caso si andasse a votare, sono parecchi quelli che dovranno sparire.
     
     
    Roma, 07/11/2019.
     
    Ottimo articolo del Dott. Venceslai che ho letto con piacere e partecipazione e vi propongo. Non fa una grinza ragazzi, siamo veramente nella merd più marron che si può….
    Buona lettura.

  2.   

    “Laciatemi definire Meglio…”Parla ArcelorMittal dal proprio sito con una prosopopea ed un’encomio alla giustizia che la nobiltà del settecento non avrebbe potuto in alcum modo eguagliare…”L’acciaio e l’economia circolare: costruire una vita migliore per tutti
     
    Il problema non è ArcelorMittal…Il problema è la classe dirigente moderna!Un saluto,
     
    Elmoamf

  3.   

    bene ragazzi chiudiamo l’ILVA prima acciaieria d’europa e poi l’ acciaio lo andiamo a comprare dai francesi , come l’energia elettrica di provenienza nucleare prodotta da centrali francesi ai nostri confini. io sostengo che è meglio essere governati da dei ladri che da degli imbecilli. ditemi voi a quale categoria appartiene la ..lessi…  .gli indiani l’azienda l’hanno IN AFFITTO finito l’affitto gabbato lo santo. . ma come mai per alitalia spendiam soldi da secoli? Ci sono attività magari antieconomiche ma purtuttavia necessarie . quanto abbiam speso per i treni? certo ascoltando un altro grande coglione con la decrescita felice  si potrebbe usare il cavallo.infine l’accieria  inquina. ma chi ha dato i permessi di costruirla lì e pure le case?    ninariamente inviato da peter pan:

    Ciao Elmoamf. Il tempo e, perchè no, un po’ di esperienza maturata in tantissimi anni mi hanno permesso di capire che spesso il nero non è sempre  nero ed il bianco non è sempre bianco. Nel caso specifico il M5S, soprattutto grazie a personaggi del tipo Lezzi, ha pensato che l’Italia Paese dei compromessi dovesse darsi una regolata, togliendo cose garantite ad un investitore da leggi apposite e dicendogli: guarda che quelli là erano degli stronzi, adesso ci siamo noi e tu zitto e mosca. Ed i nostri amici indiani che non hanno più l’anello al naso ne hanno preso nota e, grazie anche al fatto che ci stanno perdendo fior di quattrini, hanno trovato utile farci riferimento e dire chiaro e tondo: o mi fai licenziare 5000 persone, oppure ce ne andiamo. Forse adesso il Cricket deciderà che i parlamentari 5S dovranno devolvere il 50% delle loro prebende a mettere una pezza alla disperazione dei dipendendi Arcelor, ma penso che sarebbe un bene per la Patria se scomparissero dallo scenario politico. Non voglio dire che chi subentrasse troverebbe un tappeto rosso con petali di rose, ma forse, anche solo senza far niente farebbero meno danni di questi parvenu della politica. Da notare che si parla sempre di dipendenti di Arcelor: ma qualcuno ha fatto i conti di quanti dell’indotto ne sarebbero colpiti?  PS. Non erano loro che da opposizione volevano la chiusura dell’Ilva? Ora dovrebbero essere felici, ma guarda caso sono al governo…. 
     
    Originariamente inviato da Elmoamf: Accipicchia! Sembra di assistere al resoconto di un bollettino di guerra: 1) Colosso mondiale dell’industria dell’acciaio in crisi nera con tracollo di fatturato e utili; 2) Grave crisi occupazionale territoriale; 3) Emergenza salute; 4) Danni ambientali; 5) Credibilità di Governo in feroce discussione.   Soluzioni all’orizzonte… sembra nessuna! O perlomeno nessuna che sia in grado di tutelare gli interessi di Tutti. Tantomeno quelli prioritari in termini di salute ed impatto ambientale e sociale. L’unico Attore che sembra rivendicare i suoi diritti a tutela della propria posizione e del contenimento delle proprie perdite, è il colosso industriale multinazionale che giustamente, in un’epoca in cui contano più i profitti privati che la coesione e gli equilibri sociali, fa valere (nel bene o nel male) la propria posizione di forza… “serenamente” incurante di ciò che gli sta attorno. Una lettura della realtà assai deprimente cui oramai ci siamo assuefatti, ritenendo che ci sia altra via d’uscita alla cialtroneria della classe dirigente e politica attuale. Ripartire dalla politica è ciò che andrebbe fatto. Senza demonizzazioni demagogiche, terminologiche e/o opportunistiche. Ed è invece sulla falsariga delle inutili lotte qualunquiste imbastite nell’arco dell’ultimo quindicennio da movimenti antagonisti, il cui unico spoco (cosciente o incosciente che fosse) si è rivelato esclusivamente quello di abbattere e distruggere definitivamente la credibilità della politica senza però esser stati capaci di sostituirvisi con una proposta alternativa concreta e di sostanza, che diversamente, oggi, ci ritroviamo ahimé a discutere del nulla se non della miseria! Parlare di partiti o del mestiere della politica è divenuto un abominio. Un utile sfogo a frustrazioni quotidiane che non hanno più alcuno sbocco. Un orpello inutile, una rassegnazione atavica al malessere epocale intriso nei solidi meccanismi del libero mercato. La società è scomparsa ecco perché sono scomparsi i partiti, di popolo e di massa. Esiste solo il nichilismo individualista ed autodistruttivo.   Dovremmo ritrovare il coraggio di ricostruire “da capo”, non lasciando o permettendo che quel nichilismo autolesionista vinca su Tutto!   Saluti.   Elmoamf  

     

  4.   

    buongiorno a tutti, credo che il caso ex Ilva, con ArcelorMittal ora a fare la parte del cattivo, sia spiegato dai numeri della perdita trimestrale del colosso dell’acciaio, come leggo in questo articolo, superiore al mezzo miliardo di dollari, oltre ovviamente alla cecità e poca visione dei governi italiani (TUTTI quelli che si sono susseguiti negli ultimi 10 anni) per la mancanza di un piano industriale serio nel settore acciaio. Per come la vedo io, ci sono solo reponsabilità legali e possibili risarcimenti dei danni, se la vedranno i grandi studi legali contrapposti (multinazionale e governo) che hanno tariffe da 1500/2000 dollari l’ora (e Conte è un avvocato, non dimentichiamo….) per verificare quanto ArcelorMittal dovrà pagare se sarà dimostrato che ha infranto il contratto e i suoi obblighi. La tragedia degli operai in sovrannumero (come lo sono migliaia di dipendenti del settore bancario – solo Unicredit ne deve mandare via 10.000) andava gestita molti anni fa, quando la crisi di mercato e dei prezzi aveva reso palese che grossi impianti e fabbriche sovradimensionate non avrebbero avuto vita facile o mercato per i propri prodotti. Non erano in sovrannumero tutti quelli che lavoravano ai telai nel settore tessile cento anni fa o le centraliniste nelle società dei telefoni? Essere i primi in Europa, nell’acciao, non è garanzia di efficienza se un settore è in declino strutturale ed epocale. Senza contare che l’acciao è un settore proprio da ottocento, industria pesante, faticosa, grezza, fetente, a bassa o zero tecnologia, inquinante senza interventi di bonifica. Il mantenimento dei posti di lavoro non ha senso, qualcuno – magari lo stato – deve pagare gli stipendi fino alla pensione ai 5000 operai e finisce lì (quanto costerebbe, qualcuno ha fatto i conti?). Io personalmente chiamerei i cinesi, che hanno grande bisogno di acciaio per tutte le loro produzioni, obbligandoli però alla riconversione e alla bonifiche ambientali (in Cina inquinano da pazzi), ci sono già stati troppi morti per cancro e leucemia a Taranto e dintorni. In ogni caso con il populismo anti-industriale di tipi alla Lezzi (mi dicono facesse la cassiera prima di essere eletta parlamentare con il m5s) non si va da nessuna parte. Questo è un caso simbolo che dimostrerà la capacità di governare del governo (scusate il bisticcio) altro che negozi aperti la domenica, migranti o tassa sulla plastica. ciao       

  5.   

    Ciao Elmoamf.
    Il tempo e, perchè no, un po’ di esperienza maturata in tantissimi anni mi hanno permesso di capire che spesso il nero non è sempre  nero ed il bianco non è sempre bianco.
    Nel caso specifico il M5S, soprattutto grazie a personaggi del tipo Lezzi, ha pensato che l’Italia Paese dei compromessi dovesse darsi una regolata, togliendo cose garantite ad un investitore da leggi apposite e dicendogli: guarda che quelli là erano degli stronzi, adesso ci siamo noi e tu zitto e mosca. Ed i nostri amici indiani che non hanno più l’anello al naso ne hanno preso nota e, grazie anche al fatto che ci stanno perdendo fior di quattrini, hanno trovato utile farci riferimento e dire chiaro e tondo: o mi fai licenziare 5000 persone, oppure ce ne andiamo. Forse adesso il Cricket deciderà che i parlamentari 5S dovranno devolvere il 50% delle loro prebende a mettere una pezza alla disperazione dei dipendendi Arcelor, ma penso che sarebbe un bene per la Patria se scomparissero dallo scenario politico.
    Non voglio dire che chi subentrasse troverebbe un tappeto rosso con petali di rose, ma forse, anche solo senza far niente farebbero meno danni di questi parvenu della politica.
    Da notare che si parla sempre di dipendenti di Arcelor: ma qualcuno ha fatto i conti di quanti dell’indotto ne sarebbero colpiti? 
    PS. Non erano loro che da opposizione volevano la chiusura dell’Ilva? Ora dovrebbero essere felici, ma guarda caso sono al governo…. 

    Originariamente inviato da Elmoamf: Accipicchia! Sembra di assistere al resoconto di un bollettino di guerra: 1) Colosso mondiale dell’industria dell’acciaio in crisi nera con tracollo di fatturato e utili; 2) Grave crisi occupazionale territoriale; 3) Emergenza salute; 4) Danni ambientali; 5) Credibilità di Governo in feroce discussione.   Soluzioni all’orizzonte… sembra nessuna! O perlomeno nessuna che sia in grado di tutelare gli interessi di Tutti. Tantomeno quelli prioritari in termini di salute ed impatto ambientale e sociale. L’unico Attore che sembra rivendicare i suoi diritti a tutela della propria posizione e del contenimento delle proprie perdite, è il colosso industriale multinazionale che giustamente, in un’epoca in cui contano più i profitti privati che la coesione e gli equilibri sociali, fa valere (nel bene o nel male) la propria posizione di forza… “serenamente” incurante di ciò che gli sta attorno. Una lettura della realtà assai deprimente cui oramai ci siamo assuefatti, ritenendo che ci sia altra via d’uscita alla cialtroneria della classe dirigente e politica attuale. Ripartire dalla politica è ciò che andrebbe fatto. Senza demonizzazioni demagogiche, terminologiche e/o opportunistiche. Ed è invece sulla falsariga delle inutili lotte qualunquiste imbastite nell’arco dell’ultimo quindicennio da movimenti antagonisti, il cui unico spoco (cosciente o incosciente che fosse) si è rivelato esclusivamente quello di abbattere e distruggere definitivamente la credibilità della politica senza però esser stati capaci di sostituirvisi con una proposta alternativa concreta e di sostanza, che diversamente, oggi, ci ritroviamo ahimé a discutere del nulla se non della miseria! Parlare di partiti o del mestiere della politica è divenuto un abominio. Un utile sfogo a frustrazioni quotidiane che non hanno più alcuno sbocco. Un orpello inutile, una rassegnazione atavica al malessere epocale intriso nei solidi meccanismi del libero mercato. La società è scomparsa ecco perché sono scomparsi i partiti, di popolo e di massa. Esiste solo il nichilismo individualista ed autodistruttivo.   Dovremmo ritrovare il coraggio di ricostruire “da capo”, non lasciando o permettendo che quel nichilismo autolesionista vinca su Tutto!   Saluti.   Elmoamf
     

  6.   

    Accipicchia!
    Sembra di assistere al resoconto di un bollettino di guerra:
    1) Colosso mondiale dell’industria dell’acciaio in crisi nera con tracollo di fatturato e utili;
    2) Grave crisi occupazionale territoriale;
    3) Emergenza salute;
    4) Danni ambientali;
    5) Credibilità di Governo in feroce discussione.
     
    Soluzioni all’orizzonte… sembra nessuna!
    O perlomeno nessuna che sia in grado di tutelare gli interessi di Tutti.
    Tantomeno quelli prioritari in termini di salute ed impatto ambientale e sociale.
    L’unico Attore che sembra rivendicare i suoi diritti a tutela della propria posizione e del contenimento delle proprie perdite, è il colosso industriale multinazionale che giustamente, in un’epoca in cui contano più i profitti privati che la coesione e gli equilibri sociali, fa valere (nel bene o nel male) la propria posizione di forza… “serenamente” incurante di ciò che gli sta attorno.
    Una lettura della realtà assai deprimente cui oramai ci siamo assuefatti, ritenendo che ci sia altra via d’uscita alla cialtroneria della classe dirigente e politica attuale.
    Ripartire dalla politica è ciò che andrebbe fatto. Senza demonizzazioni demagogiche, terminologiche e/o opportunistiche.
    Ed è invece sulla falsariga delle inutili lotte qualunquiste imbastite nell’arco dell’ultimo quindicennio da movimenti antagonisti, il cui unico spoco (cosciente o incosciente che fosse) si è rivelato esclusivamente quello di abbattere e distruggere definitivamente la credibilità della politica senza però esser stati capaci di sostituirvisi con una proposta alternativa concreta e di sostanza, che diversamente, oggi, ci ritroviamo ahimé a discutere del nulla se non della miseria!
    Parlare di partiti o del mestiere della politica è divenuto un abominio.
    Un utile sfogo a frustrazioni quotidiane che non hanno più alcuno sbocco.
    Un orpello inutile, una rassegnazione atavica al malessere epocale intriso nei solidi meccanismi del libero mercato.
    La società è scomparsa ecco perché sono scomparsi i partiti, di popolo e di massa.
    Esiste solo il nichilismo individualista ed autodistruttivo.
     
    Dovremmo ritrovare il coraggio di ricostruire “da capo”, non lasciando o permettendo che quel nichilismo autolesionista vinca su Tutto!
     
    Saluti.
     
    Elmoamf