Dipendenti col doppio e triplo lavoro, Atac avvia un’indagine interna

Tassi di assenteismo doppi rispetto a Milano: qualcuno fa il piastrellista o il “cassamortaro”, forse a spese dei romani.

Chi non ricorda la mitica scena di un fortunato capitolo della saga di “Fantozzi”, quello in cui lo sfortunato ragioniere è costretto a coprire tutti i suoi colleghi assenteisti. Correva da un piano all’altro per non far trovare scoperti gli uffici al perfido e rigoroso Corrado Maria Lobbiam, Ispettor degli Ispettori dell’azienda.

In quella scena, datata nei primissimi anni Ottanta, Villaggio e gli autori, scrissero una pagina che potrebbe essere di sconvolgente attualità. Nel film la voce narrante recitava: “Con l’alternarsi di saggi governi, il popolo italiano ha ormai raggiunto un alto grado di maturità. I lavoratori, operai ed impiegati, hanno finalmente capito che la produttività è alla base del benessere sociale e l’unica strada per uscire dalla crisi. […] Oramai, le due grandi piaghe dell’assenteismo e del secondo lavoro che tanti danni hanno provocato all’economia italiana possono dirsi, finalmente, vinte e debellate”.

Una sottile ironia che sembra calzare a pennello sull’azienda dei trasporti pubblici romana, l’Atac, la più grande (e “affamata”) delle partecipate del nostro paese, dove i dirigenti hanno avviato una scrupolosa indagine interna per capire a che punto è arrivato il tasso di assenteismo.

Ne scrive Il Messaggero: “Un autista di Acilia, parcheggiato il bus in deposito, passa il pomeriggio a lavorare in una ditta di traslochi. Un altro conducente è famoso nei garage di Grottarossa come il cassamortaro, perché arrotonda lo stipendio aiutando, ‘a chiamata’, un’impresa di pompe funebri vicino casa. Poi c’è il piastrellista che ha rifatto il bagno a diversi colleghi macchinisti – a prezzi di favore, s’intende – e l’elettricista, anche lui generoso negli sconti con gli altri addetti della metro”.

Sembra di rivedere il film di Fantozzi. Invece, è la realtà. “Tutti i dipendenti dell’Atac, tutti col doppio lavoro. Per questo la più grande partecipata dei trasporti pubblici d’Italia avrebbe avviato una serie di indagini interne per capire quanti dei suoi 11.771 dipendenti (di cui 5.560 autisti, 517 macchinisti e 1.651 operai delle officine) gonfino i guadagni con attività esterne mai dichiarate all’ufficio del personale”. Di più, scrive ancora il quotidiano romano, “il sospetto è che in tanti svolgano il secondo (in alcuni casi il terzo) impiego anche durante l’orario di servizio pagato dalla partecipata del Campidoglio, e quindi dai romani”.

È bene chiarire che risultati effettivi ancora non ce ne sono, ma “una cosa è certa: il tasso di assenza nella municipalizzata di Roma è quasi il doppio rispetto a quello di Milano. Basta mettere a confronto i numeri dell’ultimo rapporto sulle presenze in servizio. All’Atac, nel primo trimestre del 2017, si è assentato il 12,1% dei lavoratori, senza considerare ferie e riposi settimanali. All’Atm, l’azienda dei trasporti meneghini, il tasso di assenza nello stesso periodo è del 6,8%. Significa che ogni giorno, nella partecipata del Campidoglio, circa 1.400 dipendenti danno forfait. Di questi, 750 sono autisti o macchinisti, oltre la metà dei quali non timbra il cartellino per presunti «problemi di salute»”.

Entrando nello specifico, il Messaggero riporta: “Una delle percentuali più alte è quelle dei macchinisti (12,5% di assenze), con le malattie che pesano per il 5,5% e i permessi legati alla Legge 104 per il 2,5%. Le indagini avviate nelle ultime settimane dai vertici dell’Atac hanno fatto venire fuori un’altra anomalia. Riguarda le ore di guida effettiva dei macchinisti. Da contratto sarebbero 5 per la metro A è 4 e mezzo per la metro B. Ma nei fatti, in base ad alcuni controlli interni, sarebbero molto più basse, mediamente di poco superiori alle 3 ore”.

Ecco perché “anche per questo due giorni fa, tra i mugugni dei macchinisti, sono state introdotte norme molto più stringenti per attestare la presenza in servizio, a partire dall’utilizzo rigoroso del badge, introdotto dall ex sindaco Ignazio Marino nel luglio 2015 e maldigerito dai conducenti, che infatti negli ultimi due anni hanno continuato a boicottarlo in ogni modo”.

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