Reddito di inclusione, firmato il memorandum. Assegno fino a 485 euro

Un aiuto mensile che potrà arrivare al massimo a 485 euro per i cittadini più poveri, quelli che hanno un reddito Isee di 6 mila euro, o di …

Un aiuto mensile che potrà arrivare al massimo a 485 euro per i cittadini più poveri, quelli che hanno un reddito Isee di 6 mila euro, o di 3 mila euro se proprietari di un’abitazione. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha firmato ieri con i rappresentanti dell’Alleanza contro la povertà il memorandum che stabilisce i criteri per l’accesso al Reddito di inclusione, il Rei, che debutta quest’anno con una dotazione di 1,8 miliardi di euro.

Approvata, a marzo, la Legge delega sul contrasto alla povertà, con un decreto legislativo da varare, ha detto Gentiloni, «entro la fine del mese», definirà i criteri di accesso e gli importi del beneficio per il 2017. «Il fondo ammonta a circa 2 miliardi, ma è strutturale, quindi tenderà a crescere e interesserà in questa prima fase quasi 2 milioni di persone, compresi 7-800 mila minori» ha detto il premier.

Il sostegno economico, pari al massimo all’importo dell’assegno sociale mensile, colmerà la differenza tra il reddito disponibile e la soglia di riferimento Isee. Una parte dei fondi, almeno il 15%, sarà destinata ai Comuni per finanziare i servizi di inclusione, come il collocamento.

«I numeri della crescita economica sono graduali, ma andrebbero incoraggiati, non sono sufficienti a migliorare la realtà sociale. Quello che posso dire agli italiani è che il governo governa» ha detto Gentiloni firmando il memorandum.

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1 commento

  1.   

    Proviamo a leggere la questione da un punto di vista diammetralmente opposto:
    REDDITO DI INCLUSIONE ED INTERPRETAZIONE PATAFISICA DELLA COSTITUZIONE
    “7. E’ evidente che nell’ormai surreale scenario post-costituzionale, la beffa del reddito di inclusione non si prefigge certamente di assurgere a dispositivo di correzione del ciclo economico né tanto meno di lotta alla povertà. 
    Esso, teleologicamente progettato per elevare la condizione del povero assoluto a quella “privilegiata” del povero relativo – secondo i canoni del modello sociale europeo a mobilità sociale rigorosamente azzerata – approderà solo all’ulteriore ed inevitabile deflazione del costo del lavoro e ad altri tagli alla “spesapubblicabrutta”, in un infinito circolo vizioso che, alla fine, farà abituare il maggior numero possibile di rozzi ed oziosi cittadini alla sopravvivenza con redditi da fame…”