Profumo: “Leonardo non teme Brexit”. Ecco cosa chiedo al governo Conte

Il Ceo del colosso italiano invita a lavorare su quanto è veramente strategico per la difesa tenendo conto delle necessità industriali.

di Pietro Romano

Parla Alessandro Profumo, ceo di Leonardo (ex Finmeccanica), intervistato da Pietro Romano per il Messaggero. “C’è da risolvere il problema del G2G. Il sistema ci permetterebbe di vendere molto più agilmente i nostri prodotti ai Paesi con i quali già abbiamo accordi militari. In sostanza è l’esecutivo a diventare controparte negoziale di altri governi con una sorta di garanzia statale”. 

Il Tempest è un programma importantissimo. Ma in stretta collaborazione con il Regno Unito. Non teme gli effetti della Brexit?

Noi di Leonardo siamo in parte cittadini britannici. Nel Regno Unito abbiamo settemila dipendenti e strutture importantissime. Pur non volendo intromettermi nelle faccende politiche di altri Paesi temo una hard Brexit non perché penso determini chissà quali catastrofi ma perché richiederebbe del tempo, e non poco, solo per tornare alla situazione precedente il divorzio. Comunque, è necessario buon senso da tutte le parti.

A che pensa?

Alla difesa europea. Io spero che nell’ambito della negoziazione si lasci al Regno Unito la possibilità di partecipare ai progetti comuni nella difesa Ue, che altrimenti ne uscirebbe molto indebolita.

A proposito, non ha paura di uno strapotere franco-tedesco?

L’asse può andare solo come motore per accelerare il processo. La difesa comune non è cosa di nessuno e va bene se permette di utilizzare al meglio i soldi dei contribuenti. Noi ci siamo e vogliamo esserci col nostro carico di esperienza, progettualità, capacità industriale. Ma abbiamo bisogno di forza contrattuale. Un minimo di sovranismo in questo caso non fa male.

Un compito della politica. Che cosa chiede al nuovo esecutivo e al ministro Lorenzo Guerini?

Prima di tutto di lavorare insieme su quanto è veramente strategico per la difesa tenendo conto delle necessità militari e delle potenzialità industriali nazionali. Mai come oggi è fondamentale una visione condivisa delle strategie di fondo. E poi c’è da risolvere il problema del G2G.

Traduca per i non addetti ai lavori, per cortesia.

Il sistema che ci permetterebbe di vendere molto più agilmente i nostri prodotti ai Paesi con i quali già abbiamo accordi militari. In sostanza è il governo a diventare controparte negoziale di altri governi. Una opportunità che esiste, tra l’altro, in Francia, nel Regno Unito, negli Usa ma non in Italia. Si può facilmente comprendere quanto possa contare di più la garanzia statale rispetto a quella che offre una industria, qualsiasi industria, nella competizione globale. Altrimenti rischiamo di perdere fette di mercato internazionale senza le quali, essendo il mercato interno ristretto, non si può rimanere un player globale.

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