Russiagate & Salvini: Procura di Milano chiede i documenti all’Eni

Nella prima settimana di settembre i giudici hanno inviato una richiesta di acquisizione atti alla sede centrale del colosso energetico.

Il caso Russiagate ora tocca ufficialmente anche l’Eni. Le indagini coinvolgono il leghista Gianluca Savoini e i rapporti tra lui e il leader della Lega Matteo Salvini,  ad oggi i giudici hanno acquisito i documenti sui rapporti con società terze, ma sotto inchiesta è il ruolo della Euro-Ib di Meranda nella famosa trattativa all’Hotel Metropol di Mosca.

Nella prima settimana di settembre, in ogni caso, stando a uno scoop de Il Fatto Quotidiano, la Procura di Milano ha inviato una richiesta di acquisizione atti alla sede centrale del colosso petrolifero a Roma. Richiesta alla quale la multinazionale del cane a sei zampe ha risposto esibendo alla Guardia di Finanza quanto chiesto dai pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro. Si tratta di un’acquisizione di atti e non di una perquisizione. Al momento nessun dirigente di Eni risulta iscritto nel registro degli indagati. Ma certo il passo della Procura, arrivato dopo tre mesi dall’acquisizione dell’audio dell’hotel Metropol e dall’iscrizione di Gianluca Savoini per corruzione internazionale, è di quelli importanti perché segna con chiarezza la direzione presa dall’indagine.

Al centro dell’inchiesta c’è una compravendita di petrolio per 1,5 miliardi di dollari (6 milioni di tonnellate metriche di gasolio). Vende uno dei colossi russi (Rosneft e Gazprom), acquista, stando all’audio registrato il 18 ottobre ai tavoli dell’hotel Metropol di Mosca, proprio l’Eni che, però, fin dal luglio scorso, quando si è saputo dell’inchiesta giudiziaria, ha negato ogni suo coinvolgimento.

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