Spionaggio: Barr, ministro di Trump, per due volte a Roma in segreto

L’obiettivo: scoprire se l'Italia abbia avuto un ruolo nel Russiagate e soprattutto se gli 007 abbiano aiutato Joseph Mifsud, sparito dal 2017.

Le storie di spie lambiscono sempre più spesso Roma. I rumor si fanno più insistenti dopo che i due grandi quotidiani americani New York Times e Washington Post – smaccatamente anti-trumpiani – hanno rivelato che il ministro della Giustizia degli Stati Uniti William Barr (foto) è stato per ben due volte nelle ultime settimane a Roma, in gran segreto, per stabilire la linea con il governo italiano (nella persona del stesso Giuseppe Conte, uno e bis) e con i servizi di intelligence, sul vecchio Russiagate e sul nuovo clamoroso procedimento di impeachment contro Donald Trump. Sopratutto stupisce che le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, non abbiano nulla a che ridire sul fatto che un uomo chiave della Casa Bianca viaggi in Italia in gran segreto come intermediario per curare gli affari personali di Donald Trump, e non nelle vesti di ministro della Giustizia Usa, incontrando personalmente funzionari dell’intelligence italiana e non il ministro della Giustizia Alfredo Bonafede. Ecco cosa scrive su questa intricata vicenda Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera.

Ci sono stati almeno due incontri tra il ministro della giustizia statunitense William Barr e i capi dei servizi segreti italiani. Riunioni segrete che avevano come obiettivo la raccolta di informazioni sull’origine del Russiagate e in particolare sul destino di Joseph Mifsud, il professore dell’università Link Campus di Roma che nel 2016 avrebbe informato George Papadopoulos – all’epoca consigliere della campagna elettorale di Donald Trump – dell’esistenza di «migliaia di mail imbarazzanti su Hillary Clinton», in possesso dei russi.

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Per oltre un anno il procuratore Robert Mueller ha indagato su un possibile complotto ordito contro la Clinton dal comitato elettorale di Trump e il Cremlino. Al termine dell’inchiesta Mueller ha dichiarato di non aver raccolto prove sufficienti a dimostrarlo, ma ha comunque documentato le trame e lo scambio di documentazione. Ed è proprio questo a preoccupare la Casa Bianca, anche per le possibili nuove rivelazioni sul ruolo degli uomini più vicini al Presidente. Barr sta dunque cercando elementi per screditare il suo lavoro e proprio in questa attività si inquadrano i suoi recenti viaggi in Italia.

L’indagine del Copasir

Adesso sarà il Comitato di controllo sui Servizi a dover indagare sulla «legittimità» dei contatti autorizzati da palazzo Chigi. Barr è infatti un esponente politico dell’amministrazione statunitense e bisognerà accertare come mai Gennaro Vecchione, il capo del Dis, abbia ritenuto opportuno assecondare la richiesta. Anche perché prima che New York Times e Washington Post rivelassero le «missioni» di Barr nella capitale — accompagnato dal procuratore John Durham incaricato proprio da lui di «rileggere» l’inchiesta sul Russiagate — nessuno aveva mai ritenuto di dover rendere noto che l’Italia aveva avuto un ruolo attivo nella vicenda. E questo nonostante l’attenzione fosse rivolta anche alla Link, ritenuta molto «vicina» al Movimento 5 Stelle.

Missione a Ferragosto

Si torna dunque allo scorso agosto quando Barr arriva a Roma. Secondo il sito Politico alloggia al Marriott Grand Flora Hotel, in via Veneto, a due passi dall’ambasciata americana, ed è accompagnato da alcuni collaboratori. Il ministro Usa, si scopre adesso, ha contatti con il premier Giuseppe Conte — titolare della delega ai servizi segreti — che fornisce il via libera alla collaborazione e poi incontra il capo del Dis Gennaro Vecchione.

L’obiettivo di Barr è chiaro: scoprire se il nostro Paese abbia avuto un ruolo nel Russiagate, se abbia ottenuto documenti riservati e soprattutto se gli 007 abbiano effettivamente aiutato Mifsud — che ha fatto perdere le proprie tracce nell’ottobre 2017 — a trovare un rifugio sicuro. In quei giorni è ancora in carica il governo gialloverde: Conte ha informato i suoi ministri dei contatti con Barr? Dopo quel primo appuntamento Vecchione chiede notizie ai capi delle due agenzie — l’Aisi per la sicurezza interna e l’Aise per quella esterna — e mantiene aperto il canale con Washington.

Piazza Dante e la Link

La scorsa settimana — al governo c’è la coalizione M5S-Pd — l’impegno preso da Vecchione si concretizza con una riunione «allargata». Barr torna a Roma e incontra nella sede del Dis di piazza Dante lo stesso direttore, il capo dell’Aise Luciano Carta e quello dell’Aisi Mario Parente. Con loro c’è anche il procuratore Dhuram. Viene rinnovata la richiesta — già rivolta a Gran Bretagna e Australia — di mettere a disposizione eventuale documentazione raccolta in questi anni. L’attenzione si concentra su Mifsud, visto il ruolo chiave che gli ha assegnato Papodopoulos. Agli atti ci sono diversi incontri tra i due, alcuni anche in compagnia di Olga Polonskaya, ex manager di una società russa che si sarebbe presentata come amica dell’ambasciatore russo a Londra.

Barr insiste più volte sulla necessità di scoprire che fine abbia fatto. Nonostante risultasse irreperibile dal 2017, il professore avrebbe alloggiato infatti a Roma, in un appartamento intestato a una società collegata con la Link Campus, fino a maggio 2018. Barr chiede notizie sull’Università e sui collegamenti con M5s. Al termine dell’incontro Vecchione informa Conte. Chi altri è a conoscenza della riunione? Il 30 settembre una nota di palazzo Chigi rende noto che il presidente del Consiglio ha incontrato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e quello degli Esteri Luigi Di Maio, ma senza specificare il motivo. Sarà il Copasir a dover accertare se si sia parlato anche delle missioni di Barr e Dhuram.

per gentile concessione del Corriere della Sera, che ringraziamo

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